Green Pass: i tempi si allungano

Il Comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Unione europea, Coreper, ha raggiunto un accordo sugli standard del certificato che attesta l’immunità dal  Covid-19 con lo scopo di facilitare la libera circolazione all’interno dell’Unione e di altri Paesi che si uniranno all’iniziativa – Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein.

Dopo questo passaggio seguiranno i negoziati con il Parlamento europeo. L’obiettivo è finalizzare il testo entro maggio ma per arrivare all’accordo giuridico ci vorrà più tempo.

Per avere la “luce verde” bisogna essere vaccinati con un siero riconosciuto dall’Ema, o risultare negativi a un test, o essere guariti dal virus.

Avere il Green Pass «non è una precondizione per esercitare i diritti di libera circolazione», il che significa che non è un documento di viaggio”. Nella dichiarazione del Consiglio viene inoltre sottolineato «il principio di non discriminazione, in particolare nei confronti delle persone non vaccinate». Spetterà agli Stati membri decidere come usare un certificato, che nonostante venga spesso indicato e annunciato come un passaporto vaccinale, non è né un passaporto per viaggiare all’estero, né un certificato che attesta la vaccinazione.

Riconoscendone i limiti, Bruxelles consentirà ai Governi di andare avanti con regolamentazioni nazionali fino a quando il sistema non diventerà una realtà. Ogni Paese, quindi, svilupperà le proprie regole e i propri pass digitali, ma non è chiaro se i diversi sistemi e regolamenti saranno in grado di integrarsi.


Seguici su Anav.it e VaiColBus.it
Scarica la nostra app per Android o Ios