Assemblea Confindustria 2020: “Il coraggio del futuro”. Bonomi chiede un grande Patto per l’Italia

“Servono scelte per l’Italia del futuro. Scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro”. Lo ha detto ieri Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, nel corso dell’assemblea generale dell’Associazione delle imprese.
In platea, tra gli altri, oltre al premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, dello Sviluppo Stefano Patuanelli, dei Trasporti Paola De Micheli, degli Esteri Luigi Di Maio, dell’Agricoltura Teresa Bellanova, unitamente all’ex premier Mario Monti e al sindaco di Roma Virginia Raggi, ma anche i leader del Pd, Nicola Zingaretti e di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

“Le ambiguità della politica economica non devono aggiungere ulteriore incertezza e sfiducia nel Paese – ha spiegato Bonomi -. Nessun provvedimento di politica economica, nessuna misura istituzionale, nessun capitolo di spesa, generano effetti positivi, rilevanti e durevoli senza che la strategia in cui si inscrivono venga compresa e validata dagli operatori economici. Il futuro si può subire, attraversare o invece progettare. E occorre farlo da parte della politica e delle istituzioni coinvolgendo ogni grande soggetto della vita economica e sociale del nostro Paese non solo nell’ascolto, ma nella definizione stessa delle priorità”.

Bonomi ha chiesto la realizzazione di un grande Patto per l’Italia basato su una nuova produttività “che serve all’Italia dopo 25 anni di stasi”. Politiche di innovazione, formazione e advance knowledge, la regolazione per promuovere l’efficienza dei mercati, le infrastrutture abilitanti sia fisiche (ovvero ICT, logistica ed energia), sia istituzionali (PA, competenze e organizzazione sinergica) e interventi strutturali per la coesione sociale: è su questo concetto ampio di produttività che si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni secondo Confindustria, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo di motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro, e dare una nuova centralità alla manifattura.

“Da troppi anni in Italia manca una visione. Una visione di fondo capace di unire ciò che il nostro Paese sa fare con l’impatto della modernità – ha aggiunto -, una visione di fondo che deve scrutare in profondità i mali italiani, ma guardare lontano. Avere una visione significa rendere l’innalzamento della produttività un benchmark esplicito indicato, anno per anno, nella programmazione di finanza pubblica per tutti i settori della Pubblica Amministrazione. Significa mutare gli obiettivi di performance della PA centrale e periferica. Significa adottare scrupolosamente l’analisi d’impatto della legislazione e regolamentazione pubblica. E significa, inoltre, considerare la produttività come finalità del procurement pubblico. La produttività cresce se le forniture pubbliche avvengono con regole trasparenti, se la concorrenza è garantita, e se il meccanismo di prezzo non è quello dell’accoglimento dell’offerta minima, che disintermedia le imprese fornitrici sane e agevola quelle infiltrate dalla criminalità. In Italia abbiamo fatto passi indietro sulla concorrenza delle gare pubbliche, stiamo tornando a un uso massiccio dell’affidamento diretto, ancora non sappiamo i termini con cui sono avvenuti gli affidamenti per 2,4 milioni di nuovi banchi alle scuole”.

“Avere una visione significa valutare quali obiettivi e strumenti producono effetti su filiere decisive per la nostra industria e per chi vi lavora, prima di approvare qualsiasi misura sulla sostenibilità ambientale, quali la decarbonizzazione graduale, l’economia circolare, la chiusura del ciclo di trattamento dell’acqua, le nuove infrastrutture energetiche e il crescente utilizzo dell’idrogeno. Senza fughe millenaristiche in avanti che ci espongano alla fine della siderurgia a ciclo integrato a caldo, o a sussidi che accrescano il nostro deficit estero di bilancia dei pagamenti sull’energia”.

Nel corso dell’assemblea è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli: “Da questa pandemia possiamo uscire davvero più forti di prima, ma soltanto ad una condizione che lo facciamo insieme, noi il Governo, il decisore politico, chi fa impresa, le parti sociali. Non possiamo lasciare che prevalga la logica della contrapposizione. Deve prevalere il buonsenso del fare le cose insieme”.
Patuanelli ha spiegato che la strategia del governo per le imprese inizia dalla stabilizzazione pluriennale e dal potenziamento di misure considerate strategiche, a partire dagli incentivi 4.0, soprattutto sulle tecnologie di frontiera e favorendo sempre più l’estensione della platea dei beneficiari. Il ministro ha anche annunciato un piano straordinario sulla formazione 4.0 e un investimento di circa 3 miliardi sull’idrogeno, la “molecola del futuro”: “L’Italia può diventare il primo hub europeo per la fornitura di nuova energia”, ha aggiunto.

L’assemblea si è conclusa con l’intervento del premier Conte: “Rispetto ad altri Paesi, l’Italia si è dimostrata più efficace e resiliente nell’affrontare la pandemia. Il nostro merito è che abbiamo compreso subito che non si può vincere questa battaglia impegnativa operando distinzioni tra tutela della salute dei cittadini da un lato e tutela dell’economia e del tessuto produttivo dall’altra.
Con lo stesso spirito di unità, così come abbiamo affrontato la sfida della pandemia, dobbiamo ora contribuire tutti insieme a vincere la sfida della ripartenza. Ce la possiamo fare. Questa pandemia ci ha resto tutti più forti. Abbiamo testa, cuore ed energia per recuperare e per valorizzare la qualità delle nostre produzioni, superando i limiti e le difficoltà che purtroppo hanno segnato la crescita economica degli ultimi anni”.
Conte ha elencato una serie di riforme indispensabili che rientrano nel Piano di Ripresa e Resilienza che sta elaborando il Governo, un progetto trasformativo in grado di associare a un incremento della domanda pubblica – in settori cruciali e ad alto impatto sul PIL come la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale – una profonda riorganizzazione delle attività istruttorie, di monitoraggio e di controllo della spesa, anche attraverso una piattaforma digitale alla quale tutti i cittadini potranno accedere, in una logica di accountability pubblica per controllare direttamente lo stato di avanzamento delle opere.
“Sostenibilità sociale e ambientale devono costituire una solida premessa per la nuova società post Covid e non un vincolo. Oggi abbiamo bisogno di riforme che prevedano investimenti ingenti, sulla base di un coordinamento di tutti i livelli istituzionali dello Stato”. In particolare, nell’ambito della transizione ecologica “alla quale il Piano dovrà dedicare almeno – per vincolo europeo – il 37% delle risorse, intendiamo attuare gli obiettivi del Piano Nazionale integrato Energia e Clima, attraverso interventi di innovazione industriale e agricola, di produzione sostenibile di energia, di efficientamento energetico e antisismico. Dobbiamo ancora lavorare alla mitigazione dei rischi idrogeologici e per la gestione del ciclo integrato delle acque e dei rifiuti, alla conversione ecologica del trasporto pubblico, alla riqualificazione urbana e del paesaggio”.


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