La tutela dell’ambiente passa anche dall’offerta di un servizio di traporto pubblico di qualità

Editoriale del Presidente dell’ANAV Giuseppe Vinella tratto dal numero 5/2019 della rivista ‘Bus Magazine’

Nel presentare la sua squadra e la struttura della nuova Commissione europea la Presidente Ursula von der Leyen ha posto al centro delle nuove politiche europee le questioni relative ai cambiamenti climatici e tecnologici che stanno trasformando le nostre società e il nostro modo di vivere. La proposta avanzata dalla Presidente è che sia l’Europa a guidare la transizione verso un pianeta in salute, con l’impegno a diventare il primo continente al mondo a impatto climatico zero. Si tratta ovviamente di un imperativo a lungo termine, ma chi saprà agire per primo e più rapidamente sarà in grado di meglio cogliere le opportunità offerte dalla transizione ecologica e il nostro Paese, al contrario di quanto si crede, in questo percorso non parte svantaggiato avendo, in rapporto al PIL, emissioni di gas serra più basse del 21% della media UE ed un consumo di energia inferiore del 57%.

Negli stessi giorni, durante le dichiarazioni programmatiche sulla fiducia al nuovo Governo, il Presidente del Consiglio Conte ha affermato che tra gli obiettivi primari dell’Esecutivo vi sarà la realizzazione di un “Green New Deal” che promuova nel nostro Paese la riconversione energetica verso un progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili e il contrasto ai cambiamenti climatici. Nelle settimane successive e in questi giorni abbiamo poi avuto modo di leggere alcune misure specifiche attraverso le quali il Governo starebbe pensando di avviare questo cammino. Nella nota di aggiornamento al DEF si assume – e questo è certamente positivo – un preciso impegno a sostenere la mobilità locale e urbana attraverso adeguati investimenti per il trasporto pubblico e per il rinnovo del parco autobus. Viene inoltre annunciato l’avvio di un piano quindicennale che, attraverso un finanziamento previsto di 50 miliardi di euro e l’attivazione di investimenti privati e pubblici, favorisca la transizione dell’economia italiana verso un modello di crescita sostenibile. D’altra parte la NADEF, al pari di alcune delle bozze finora circolate del cd. “decreto clima” in corso di definizione, prefigura l’introduzione di nuove imposte ambientali e la riduzione di alcuni sussidi dannosi per l’ambiente, tra i quali si parla anche dello sconto di accisa sul gasolio professionale senza distinzione tra trasporto di merci e trasporto di persone. Ebbene quest’ultima, andando ad impattare negativamente sui costi di gestione del TPL, sarebbe senza dubbio una ricetta errata e controproducente in termini ambientali, come dimostra con chiarezza lo studio realizzato per ANAV da PTV-Sistema in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma. I dati confermano infatti quello che da tempo sosteniamo, e che se si guardano le best practices è sotto gli occhi di tutti: la realizzazione di un sistema di trasporto collettivo moderno e di qualità è una componente imprescindibile delle strategie di riduzione delle emissioni inquinanti e dei gas serra.

È con l’intento di contribuire ad un tema così rilevante per la salute dei nostri figli e lo sviluppo sostenibile del Paese che abbiamo voluto mettere a disposizione delle Istituzioni preposte i dati utili a portare avanti una strategia ottimale, in termini di impatto ambientale complessivo, per il rinnovamento del parco autobus adibito ai servizi di TPL. Le analisi svolte confermano una volta di più che i 3.700 milioni in quindici anni messi a disposizione dal PSNMS sono del tutto insufficienti a sostenere un rinnovo del parco mezzi che possa avvicinare il nostro Paese ai migliori standard europei di 7 anni di anzianità e questo perché i fondi messi a disposizione non sono aggiuntivi rispetto a una normale remunerazione dei costi di ammortamento del capitale investito, ma sostituiscono la cronica assenza del riconoscimento degli investimenti nei corrispettivi di servizio calcolati secondo valori standard, unica soluzione del problema a regime.

Ma siamo consapevoli dei vincoli di bilancio che pesano oggi sul nostro Paese e anche per questo siamo fermi nel ritenere che le limitate risorse disponibili debbano essere spese nel modo più efficiente ed efficace: le procedure di acquisto centralizzate dei mezzi si sono rivelate esperienze fallimentari e da non ripetere, se non in via opzionale; ma soprattutto i risultati dello studio mettono in evidenza la necessità di gestire senza fuorvianti furori ideologici la fase di transizione dall’assetto attuale a quello prossimo, evidentemente basato sul ricorso generalizzato ai mezzi a trazione elettrica. Oggi mancano ancora i presupposti.
Pochi giorni prima del nostro incontro di Misano proprio l’ISPRA, l’Istituto pubblico competente di protezione e ricerca ambientale ha stimato che nel secondo trimestre di quest’anno si è registrato nel Paese un incremento di emissioni di gas serra rispetto all’anno scorso pari allo 0,8% e  che questo incremento è dovuto in larga parte alla crescita dei consumi di combustibili per la produzione di energia elettrica (4,4%), derivante prevalentemente dalla riduzione della produzione di energia idroelettrica e eolica, mentre risultano in decremento i consumi – e quindi le emissioni – di carburanti nel settore dei trasporti (-0,8%).

La diffusione generalizzata di mezzi elettrici produrrà quindi i suoi veri benefici solo quando la produzione di energia elettrica sarà garantita in prevalenza da fonti rinnovabili. In questa transizione, che non sarà breve per vincoli tecnologici ma ancor di più per i necessari tempi di riconversione dell’assetto produttivo, una strategia ottimale di rinnovo del parco autobus di TPL deve invece puntare ad una introduzione graduale ed equilibrata dei mezzi ad alimentazione alternativa affiancata dagli investimenti in autobus ad alimentazione tradizionale. In questo modo infatti, da un lato gli impatti benefici sulle emissioni di inquinanti e gas serra del parco autobus TPL sono confrontabili ma dall’altro, in considerazione del costo sensibilmente minore degli autobus Euro VI rispetto ai bus elettrici,  il rinnovo del parco stesso è molto più rapido e ampio ed in grado di massimizzare l’innesco di un shift modale dalla autovettura alla mobilità collettiva, vero driver di sostenibilità e di riduzione delle emissioni inquinanti e della CO2 nel campo dei trasporti.
È bene evidenziare poi che la transizione al nuovo assetto, per funzionare al meglio, deve tenere conto dei tempi di adeguamento dell’impresa, che nel caso delle nostre imprese sono indubbiamente brevi ma comunque necessari. L’inserimento di tecnologie così nuove e diversificate nei parchi aziendali richiede infatti profondi cambiamenti dal punto di vista operativo e gestionale e questo necessita un’acquisizione di conoscenze e di competenze professionali che non si improvvisano.
Come Associazione abbiamo l’ambizione di guidare anche questo processo culturale e con l’impegno e il contributo di tutti sono sicuro che ci riusciremo.

 

 

 


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