Crisi turismo in UE: oltre a SURE, serve una linea di bilancio dedicata
|La Commissione Europea ha versato ieri altri 14 mld di euro a 9 Stati membri dell’Ue, la seconda rata dei prestiti previsti dal programma SURE. Di questi, 6,5 mld di euro vanno all’Italia e 4 mld alla Spagna. I fondi servono per finanziare l’aumento della spesa pubblica per difendere l’occupazione nella crisi provocata dalla pandemia di Covid-19.
Il SURE, operativo dal 22 settembre, erogherà fino a 100 miliardi di euro sotto forma di prestiti a condizioni di favore ai Paesi che ne hanno bisogno. Obiettivo: far sì che i lavoratori non perdano il proprio reddito e aiutare le imprese affinché mantengano il proprio personale.
Il meccanismo SURE può sicuramente essere utilizzato per aiutare la ripresa del comparto del settore turistico, ma servono azioni concrete e garanzie per le PMI operanti nel comparto – questo l’appello lanciato nel mese scorso dalla task force sul turismo del Parlamento europeo.
Il settore del turismo, che impiega 22 milioni di persone in Europa, è sull’orlo del collasso: a seconda del Paese, il turismo rappresenta tra il 4,3 e 25 per cento del Pil. Allo stato attuale, centinaia di migliaia di PMI non sopravviverebbero fino alla fine di quest’anno. E’ necessaria dunque un’azione concreta dell’Unione europea a sostegno del settore, con l’adozione di nuovi criteri uniformi a livello europeo per test sanitari, moduli di viaggio, standard per la quarantena, protocolli sanitari per il trasporto e spazi pubblici e dunque una politica comune dell’Ue per il turismo sostenibile.
Ma soprattutto – come chiede la task force – oltre allo strumento SURE, deve essere chiarito quale strumento di gestione della crisi possa essere utilizzato per la ripresa del comparto ed è quindi necessaria una linea di bilancio dedicata nel prossimo Quadro finanziario pluriennale dell’Unione.