Bus Company, l’umanesimo industriale secondo Enrico Galleano

Nel numero di oggi de La Stampa, l’amministratore delegato di Bus Company, Enrico Galleano, racconta come l’azienda cuneese stia ridefinendo il proprio modello di impresa puntando su partecipazione, sostenibilità e innovazione sociale.

Tutto è iniziato nel 2021, quando la storica SEAG (Servizi Extraurbani Autolinee Galleano) ha cambiato nome e visione, diventando Bus Company. Da allora, la crescita non si è fermata: 525 mezzi in servizio, di cui 442 dedicati al trasporto pubblico, oltre 650 tra autisti e addetti, e un fatturato di 73 milioni di euro nel 2024. Numeri importanti, che raccontano una realtà in costante espansione.

Ma il vero cambiamento, spiega Galleano, non è solo nei risultati economici: è nel modo di prendere le decisioni.

Abbiamo capito che più si coinvolgono le persone, più il loro potenziale aumenta. La collegialità porta idee migliori, più capacità di correzione e meno errori di direzione”.

È questo l’approccio che Galleano definisce “umanesimo industriale”: un modello in cui la dimensione economica e quella umana non si escludono, ma si sostengono a vicenda. Non più una leadership verticale, ma un management diffuso, dove dirigenti e collaboratori condividono responsabilità e visione.

La filosofia si riflette anche nelle nuove sfide aziendali: mobilità condivisa e sostenibile, transizione ecologica, digitalizzazione dei servizi.

Oggi non si parla più solo di trasporto pubblico, ma di share mobility. È una rivoluzione culturale oltre che tecnologica”. Un messaggio chiaro, quello di Galleano, che supera i confini di un’azienda di trasporti e tocca il cuore del dibattito industriale contemporaneo: la possibilità di coniugare innovazione e umanità, efficienza e partecipazione, crescita e responsabilità sociale.


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